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Angela Maria Andrisano
Benedetto Marzullo (B.M.) è stato uno studioso di cui tener viva la memoria in omaggio alla storia della cultura del nostro paese e non tanto e non solo alla storia degli studi classici. Un intellettuale del ‘900, prima che un filologo, rischia di sparire dalle bibliografie odierne, spesso sesquipedali (un preziosismo che gli era congeniale!), raramente apportatrici di un vero e critico allargamento di orizzonti. E a conferma di questa definizione, da cui egli si sarebbe probabilmente schermito, pur non smentendo mai nel suo lungo operato questo ruolo interpretato con estrema coerenza, val la pena di rievocare quel che scriveva nel lontano 1974 a proposito della disoccupazione dei laureati, ma in primo luogo dell’intelletto (Il Giorno, 26 giugno): “Diplomi e lauree sono patenti di carta la cui inflazione giusto denuncia il fallimento dell’intelletto. Il lavoro mentale, per la sua stessa ed arrogante parzialità, ancor meno può ricondursi all’intelletto.
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