DEM202193368904
Pietro Li Causi
Abstract
What are we talking about when we talk about the ‘monsters’ of ancient Greeks? Whereas some scholars of cultural studies think of the ‘monstrous’ as a universal category, extendable to languages and cultures different one from another, classical scholars tend to show how our idea of ‘monstrosity’ cannot easily be superimposed to the ideas popular in ancient Greece. Along these lines, this paper moves from a different perspective inspired by interpretative anthropology: the case study of Euripides’ Heracles aims to show how the dialogue between experience-far and experience-near categories is necessary to frame ‘monstrosity’ in ancient myth.
Di cosa parliamo quando parliamo dei mostri degli antichi? Laddove alcuni studiosi contemporanei hanno proposto di pensare il ‘mostruoso’ come una categoria universale, estendibile a lingue e culture differenti fra loro, gli antichisti invece tendono a considerare tale categoria come non del tutto sovrapponibile a quelle usate nella Grecia antica. Nel merito, il presente articolo propone una prospettiva differente, ispirata ai modelli dell’antropologia interpretativa: attraverso il caso di studio dell’Eracle di Euripide si cercherà di mostrare come, al fine di decifrare le dinamiche culturali e simboliche relative a quelli che noi consideriamo i ‘mostri’ del mito, sia invece necessario attivare un dialogo fra le categorie vicine all’esperienza e le categorie lontane dall’esperienza dei singoli autori antichi.
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