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Craftsmanship and meta poetical reflection (I): the engraver’s lathe and choral imagery from Pindar to the New Dithyramb

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Alfredo Encuentra


Abstract 

 The recently discovered text that has been attributed to Posidippus has reopened the debate on the opposition/conflation of the arts of poet and engraver in ancient literature. In this paper I attempt to elucidate the emergence of technical expressions as a vehicle for meta-poetical reflection and programming by combining philological analysis and archaeology. Drawing on Homer’s Shield of Achilles, Pindar is the first who develops the lathe metaphor to convey the motional, acoustic, and poetic dimension of a chorus performing his odes. This choreia imagery reached Euripides via the New Dithyramb and was satirised by Aristophanes. This glyptic image proves fundamental to reading Hellenistic and Augustan meta-poetical reflection, which will be analysed in a second part of this study. 


Il testo recentemente scoperto e attribuito a Posidippo ha riaperto il dibattito sull’opposizione delle arti del poeta e dell’incisore nella letteratura antica. In questo articolo tento di chiarire l’emergere di espressioni tecniche come veicolo per la riflessione e la programmazione metapoetiche combinando analisi filologica e archeologia. Attingendo allo Scudo di Achille di Omero, Pindaro è il primo che sviluppa la metafora del tornio per trasmettere la dimensione movimentata, acustica e poetica di un coro che esegue le sue odi. Questa immaginazione corea raggiunse Euripide attraverso il Nuovo Ditirambo e fu satira da Aristofane. Questa immagine glittica si rivela fondamentale per la lettura della riflessione metapoetica ellenistica e augustea, che verrà analizzata in una seconda parte di questo studio 



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