DEM201967586566
Lavinia Scolari
Abstract
In Thyestes, Seneca rewrites the practice of the gift (536, 984) as a tool of tyrant’s revenge, which takes advantage of its captivating power. By combining the category of fides with the mechanism of fraus, Atreus intends to perform a deceit that can meet the ‘unfair expectation’ (spes improba, 295) of Thyestes, who hopes to obtain the kingdom (regna nunc sperat mea, 289), and provide him with a tangible guarantee of peace (fides pacis, 294). Such a dynamic takes the form of a “simulated gift”, a practice of reciprocity in which Atreus plays the role of the giver (dans) and Thyestes is led to assume the role of the receiver (accipiens). The tyrant represents it as a way to close the gap between him and his brother and reciprocate his iniuriae. The paper aims to explore how Seneca shapes the tyrant’s gift as a tragic pattern of revenge-system and a reversal of the theories on gift and benefit provided in De beneficiis.
Nel Thyestes, Seneca riscrive la pratica del dono (536, 984) come strumento della vendetta del tiranno, che ne sfrutta il potere di attrazione. Combinando la categoria della fides con il meccanismo della fraus, Atreo intende mettere in scena un inganno in grado di soddisfare le “inique aspettative” (spes improba, 295) di Tieste, che spera di ottenere il regno (regna nunc sperat mea, 289), e fornirgli una garanzia tangibile di pace (fides pacis, 294). Una tale dinamica prende la forma di un “dono simulato”, una pratica di reciprocità in cui Atreo svolge il ruolo del donatore (dans) e Tieste è indotto ad assumere quello del destinatario (accipiens). Il tiranno lo rappresenta come un modo per colmare il divario venutosi a creare tra lui e suo fratello e ricambiarne le iniuriae. Il contributo mira a esplorare il modo in cui Seneca rappresenta il dono del tiranno come un modulo tragico del sistema di vendetta e come inversione delle teorie su dono e beneficio fornite nel De beneficiis.
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