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Orestes (1969) de Vassilis Fotópulos:
la deconstrucción fílmica de un mito en clave pacifista

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Alejandro Valverde García


Abstract 

After being awarded an Oscar for his work as artistic director on the film Zorba the Greek, the Greek painter and set designer Vassilis Fotopoulos decided to put himself behind the camera and recreate the ancient myth of The Atridae in his home country. Despite the censorship and the restrictions imposed by the Regime of the Colonels, Fotopoulos’ film Orestes was able to be filmed without any complications and would become a valiant allegation for freedom and world peace. From the perspective of the new American concept of underground film and of the hippy culture that was prevalent at the time, Fotopoulos produced a very personal reinterpretation of the ancient myth, updating and modernizing it. His film is today considered a strong example of the reception and transmission of Greek Mythology, highly worthy of in-depth analysis.


Il pittore e scenografo greco Vassilis Fotopoulos, premiato con l’Oscar per il suo lavoro alla direzione artistica del film Zorba il greco, decide di mettersi dietro la cinepresa e ricreare l’antico mito degli Atridi della sua terra nativa. Nonostante la censura e le restrizioni imposte dalla Dittatura dei Colonnelli in Grecia, il suo film Orestepotrà girarsi normalmente e diventerà una valorosa arringa a favore della libertà e la pace mondiale. Dall’ottica del nuovo cinema underground nordamericano e della moda hippy imperante in quel momento, Fotopoulos esegue un lavoro molto personale di decostruzione del mito antico aggiornandolo e rinnovandolo. Il suo film risulta attualmente un prezioso esempio di ricezione e trasmissione della mitologia greca, degno di essere studiato in profondità.


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