DEM201846064310
Giovanni Fanfani
Abstract
The article explores areas of interaction between weaving (and the related technique of plaiting) and chorality in archaic and classical choral lyric poetry by considering aspects of the craft and technology of weaving as mapped onto the imagery of a performing chorus. The distinctive interplay of aesthetic pleasure, orderly variegation, and harmonious arrangement of parts that choreia displays in literary sources (and that is conveyed in archaic Greek poetry by the notion of ποικιλία) also informs the technology and logic of ancient weaving, a τέχνη largely associated in poetic imagery with both ποικιλία and chorality. Close reading of the relevant passages shows that πλέκειν (including a number of compounds, both verbs and adjectives, from the themes πλεκ-/πλοκ-) is the most conspicuous textile craft term applied by literary sources to song-making and, in particular, to the performance of a dancing chorus, epinician being the song-type that most consistently appropriates the metapoetics of weaving (for matters of generic continuity with PIE imagery and for elements of performance pragmatics, in addition to its status as the most largely attested sub-type of choral lyric). A selective survey of the image of “plaiting a choral dance” is offered, with a focus on the geranos as a particular instance of dance whose orchestic features may have been interacting with actual textiles: reviving a hypothesis grounded on ethnographic comparison, a possible performance context for the geranos is tentatively proposed.
L’articolo si propone di indagare àmbiti di interazione tra tessitura (e l’affine tecnica dell’intreccio) e coralità nella produzione lirica corale arcaica e classica, prendendo in considerazione aspetti della tecnologia e artigianato tessili in quanto questi vengono introiettati e proiettati nell’immaginario poetico della performance corale. La peculiare dinamica di interrelazione tra piacere estetico, principio di ordine nella variegatura, e armonica disposizione delle parti che contraddistingue la choreia nelle fonti letterarie (e che è illustrata in poesia greca arcaica dalla nozione di ποικιλία) informa ad un tempo la tecnologia e la logica della tessitura, una τέχνη cospicuamente associata nell’immaginario poetico alla ποικιλία e alla coralità. L’analisi dei passi interessati mostra come il verbo πλέκειν (e, in aggiunta ad esso, alcuni composti, sia verbi che aggettivi, dai temi πλεκ-/πλοκ-) è il termine di artigianato tessile più massicciamente impiegato dalle fonti letterarie in riferimento alla composizione poetica e, più specificamente, all’esecuzione di un Coro che danza, con l’epinicio quale sottogenere di lirica corale che in maniera più consistente si appropria della metapoetica della tessitura (in quanto sottogenere lirico-corale meglio attestato, ma anche in parte per questioni di continuità di genere letterario rispetto ad un repertorio di metafore di matrice Proto-Indoeuropea, e in parte per ragioni di pragmatica della performance epinicia). Viene inoltre proposta una rassegna selettiva dell’immagine dell’“intrecciare una danza corale”, con uno sguardo particolare al geranos in quanto esemplificativo di una modalità di danza le cui articolazioni orchestiche potevano prevedere un’interazione con tessuti reali: attraverso il recupero di un’ipotesi formulata in ambito di comparazione etnografica, si propone un possibile (quantunque interamente speculativo) scenario performativo per il geranos.
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