UN LUNGO VIAGGIO NELLA MALVAGITÀ UMANA
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Myriam Leone, Gianpaolo Bellanca
Abstract
Lo spettacolo Ecuba: la banalità del male è stato realizzato dal Laboratorio di Teatro classico dell’Istituto “Don Bosco Ranchibile” di Palermo e vi hanno preso parte 65 studenti del liceo, guidati dal regista Gianpaolo Bellanca. La nostra messa in scena, a partire dalla tragedia di Euripide, si propone di rappresentare la vicenda dell’omonima regina di Troia inquadrandola nell’attualità dell’orrore che suscita ciascun conflitto umano: ogni guerra costituisce una negazione della dignità dell’uomo, e in qualunque epoca o luogo essa si verifichi, trascina dietro di sé morte, distruzione e un profondo senso di dolore. Rappresentiamo, così, la sofferenza e la mortificazione dell’elemento umano insite in ogni guerra, attraverso l’inserimento, nella trama classica, di tre “scene profetiche” ambientate nel Novecento: la prima concerne la Shoah degli Ebrei, vista con gli occhi di chi è sopravvissuto all’eccidio dei campi di sterminio di Auschwitz e Treblinka; la seconda riguarda l’attacco dell’Iraq contro l’Iran negli anni Ottanta, quando il Paese persiano era già fortemente provato dall’instaurazione della Repubblica islamica; infine, la terza profezia svela il Sudafrica degli anni Cinquanta e la rivolta contro l’apartheid da parte della popolazione indigena guidata da Nelson Mandela. Ciascuna delle suddette profezie si apre e si chiude attraverso la progressiva possessione estatica di Cassandra: la sofferenza e l’umiliazione provocate negli uomini dalla guerra e dall’ignoranza sono le stesse che provano Ecuba e le altre fanciulle troiane, ridotte in schiavitù e private di qualunque dignità. La traduzione, i costumi, le maschere e le musiche dello spettacolo sono tutte composizioni originali.
The play Hecuba: the Banality of Evil has been staged by the Classical Theatre School of the “Don Bosco Ranchibile” Highschool in Palermo: it has involved 65 students, directed by Gianpaolo Bellanca. Starting from Euripides’ play Hecuba, our performance represents Hecuba’s story focussing on the horror of war: any conflict is a denial of human dignity and always causes death, destruction and suffering. In order to portray the pain and sorrow caused by war, our performance of Euripides’ play is interspersed with three “prophetic scenes” set in the twentieth century: the first of these interspersed scenes is a representation of the Shoah through the eyes of Auschwitz and Treblinka survivors; the second portrays Iraq’s attack on Iran in the 1980s, after the Islamic revolution; finally, the third prophecy deals with South Africa in the 1950s and with the rebellion against Apartheid led by Nelson Mandela. Each of these scenes begins and ends with Cassandra’s ecstatic possession: the grief and humiliation caused by war and ignorance are the same as those experienced by Hecuba and other Trojan women, who were reduced to slavery and deprived of dignity. In our performance, translations, costumes, masks and music are original.
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