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Dossier 1. A che servono questi spettacoli?

DEM201160317

Giuseppe Liotta 


Abstract 

La querelle intorno agli Spettacoli Classici di Siracusa, proposti dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico e giunti al loro 47° ciclo di rappresentazioni, risale agli inizi degli anni Settanta, con l’affermarsi in Italia e in tutta Europa del Nuovo Teatro. Non erano certamente in discussione i “testi classici” degli autori antichi, ma il loro modo di essere “messi in scena” in una maniera troppo lontana dalle forme espressive della lingua teatrale dell’epoca; non era un conflitto tra “tradizione” ed “avanguardia”, teatro di ricerca e teatro convenzionale, ma proprio della corrispondenza o meno di un evento scenico con la cultura e la società che lo esprime.

Nel corso dei decenni questa distanza, o dissonanza, o frattura fra le modalità espressive d’un teatro che non può non essere contemporaneo, e una maniera vecchia, inattuale, distorta, spesso implausibile è aumentata notevolmente ed ha accompagnato le recite che si sono susseguite implacabili, in questo inizio di terzo Millennio, anno dopo anno, senza che si intravedesse un’idea, un’ipotesi, un progetto culturale dentro al quale si avvertisse un briciolo, un brivido di necessità: la semplice arte di una rappresentazione che parlasse nel linguaggio di oggi, la lingua di ieri.


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