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Dossier 1. Modernità di Antigone. Una tragedia classica sempre contemporanea

DEM201297318

Giuseppe Liotta


Abstract 

Antigone di Sofocle non è, semplicemente, una tragedia classica: è un testo teatrale che oltre ad offrire una serie di “variazioni” costanti del mito nel corso dei vari secoli, soprattutto nel Novecento, sia dal punto di vista drammaturgico che della “scrittura di scena”, è stato e rimane al centro della riflessione filosofica, politica, religiosa ed umana che riesce ad essere sempre contemporanea proprio perché le società nei loro “storici” mutamenti non hanno sciolto i nodi del rapporto fra cittadino e Stato, e il valore di quelle leggi che formano e tengono insieme una “civiltà”. In questo tempo di “globalizzazione” imperante, il paradigma di Antigone può fungere da “specchio” per riuscire a guardare dentro i nostri bisogni, le nostre certezze, le necessarie utopie. 


Ma più che ad Anouilh, o a Brecht, lo spettacolo di Elena Bucci e Marco Sgrosso sembra ispirarsi direttamente ad Hegel, là dove afferma che l’Antigone di Sofocle è una tragedia perfetta proprio perché mette sullo stesso piano scenico e drammatico due ragioni ugualmente vere ma radicalmente opposte, e tali rimarranno per tutto il corso della tragedia. La forza, e l’originalità, di questa rappresentazione è proprio quella di avere mantenute intatte e inviolabili le argomentazioni dell’uno e dell’altro personaggio, la figlia di Edipo e Creonte; ciascuno determinato a sostenere il proprio giusto diritto, le decisioni prese, tesi ad assecondare il proprio destino di disperazione e di morte: senza alcun cedimento né del cuore né della mente.



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