DEM20241297912957
Vasileios Dimoglidis
Abstract
In this paper, I argue that Euripides in the Ion deploys his onstage figures to comment, in a self-referential way and in some select moments, on the nature and function of language, thus offering some instances of metalanguage. Euripides grafts in the Ion utterances that hearers are likely to decode on more than one level–utterances encompassing not only the conveyed message but also some additional information as to how the message is (to be) realized (in nonverbal behavior, or in a particular vocal register such as loudly or softly, spoken or sung), performed (within ancient Greek theatrical conventions), or received (for example, as having the authority of myth or oracle). Through my analysis, I aim to contribute to the scholarship on Euripidean metapoetry, shedding light on the tragic poet’s reflections on one of the primary components of a theatrical play.
In questo articolo sostengo che nello Ione Euripide utilizza i suoi personaggi in scena per commentare, in modo autoreferenziale e in alcuni momenti selezionati, la natura e la funzione del linguaggio, offrendo così alcune istanze di metalinguaggio. Euripide innesta nello Ione enunciati che gli ascoltatori possono decodificare a più livelli. Queste espressioni comprendono non solo il messaggio trasmesso, ma anche alcune informazioni aggiuntive su come il messaggio esso debba realizzato (nel comportamento non verbale o in un particolare registro vocale, come ad alta o bassa voce, parlato o cantato), eseguito (all’interno delle antiche convenzioni teatrali greche) o ricevuto (ad esempio, come se avesse l’autorità del mito o dell’oracolo). Attraverso la mia analisi, mi pongo l’obiettivo di contribuire alla ricerca sulla metapoesia euripidea, facendo luce sulle riflessioni del poeta tragico su una delle componenti primarie di uno spettacolo teatrale.
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