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Traduzione a cura di: Benedetto Marzullo
Il traduttore di un ‘opera teatrale, più di qualsiasi altro, è una sorta di secondo autore, Come fornitore di parole sceniche, il suo modo inevitabilmente ( e la sua discrezione) trascorre da quello di mediatore a quello di interprete. E questo è ùtntopùì vero, qurJndo il testo da portare in scena appartiene al teatro dellrmtichità classim: il lavoro di chi trad11ceper gli attori diviene allora 1111 colpo di sonda, gettt1to in zm mondo (quello dello spettacolo 1tntico) misteriow rtl punto di apparirci impenetrabile,
La versione che Benedetto /ll{arzullo ci dà del Prometeo (attenzione,per il momento non menzio” niamo l’Autore) colltiene i germi di un,1 piena inter” pretazione: anche per 11111tltro, rileMnle motivo, Alle spalle di qumo lavoro compiuto per gli spettacoli siracusani dell’IND!l, ce un imponente m1dìo crftf,, co, I sofismi di Prometeo (!993), dove il filologo ha fmmrato ricoprendo anmm zm altro molo, quello del teatro!ogo, e dove troviamo alme110 tn: proposizùmi clamorose, La prima, che il Prometeo non è attribuibile 11dEschi!o ma ad altro autore, che dobbimno per il momento lirnitarà fl chi11mare il “Maestro del Prometeo”. La seco11tlfl, che l’open/ in questione non è unfl tragedifl, e manifestamente diverge dalla rigo, rosa e Jcama architettum finguistìcrt, d11mm1amrgietl, concettutile, rel?giosa, che caratterizza il mondo trttgico di Eschilo, La terw, che anrtlizzando con gli strumenti teatrologici questo Prometeo, emergono sorprendenti concordrmze con una farmrt di spettacolo assai più vicina al nostro tempo: il melodmmma popolare ottocentesco.
In altre pttrole, dice A1arzullo, il Prometeo anticipa, oltrepassata !rt metà del V secolo a.C., quella formula conversevole e crmtabile, che trovò affermazione e successo nel “mélo ”francese dei primi anni del XIX secolo. Tematicamente, riproduce la stessa lotta tra Bene e Male, tra Tiranno e Ribelle; piega a gorgheggi le peripezie dell’Eroe; porta alla ribaltrL la fig;ura della Fanciulla Perseguitata; assicum, oltre i catastrofici eventi, finale riscatto alle vittime. La
versione di Marzullo introduce co11 discrezione alcuni di questi elementi d’interpretazione, lascirmdone rtl regista il possibile svolgimento.
Non si stupiscano, perciò, lettori e spettatori, se i due sgherri che aiutano il riluttante tfesto, nella
crudele bisogna di incatenare e trafiggere l’Eroe, rispondono ai nomi di Schutz e Stafjèl, né cli sentir dire che il “Conducator” Zeus governa a forw di
“ukase “. Non sono, queste, le ji-ettolose e forzose attualizzazioni, che più di una volta abbiamo vùto brandire dct registi e traduttori, bensl un motivato e meditato tentativo di restituire allo spettatore d’oggi un effetto equiparabile a quello che possiamo congetturare sia stato l’impatto sul pubblico del V secolo di questo spettacolo: certamente ricco di allusioni al momento storico, pronto a sfruttttre elementari mozioni degli t1}jètti, nonché a rimpiazzare la componente religiosa con quella laica, aspramente libe1taria. Quella stessa che doveva riaffiorare nel cono dei secoli, e in panicol11re nell ‘800, da Beethoven ti Shelley, per mrivm-e fìno riti Albert Cainus, che individurtva ciel mito prometeico l’tcrchetipo della “rivoittt metaj1�’it:tt •: Gùtdicherli: il lettore di queste/ mwv11, incisiVtl venùme, e lo spett,uore de!lrt rncssinscenrt rliAntrmio Calenda, quanto quq1Jì 11ccostrm1enti e quei muta-menti diprospettivr1 suonino pertinenti al mo orecchio. Ci permettiamo di suggerire, in guisa di msaggio, una rrtpid11.fi1lsariga. Quando il Titano invitti la s11enturrit11 Io rt narrare 1t! Coro le sue peripezie, per invogliarla cosi mr,omenta: “Alle proprie lacrime dare fondo e al dolore,/ lacrime spremendo dagli spettatori, paga bene”. U11 altro meconio, tm ttltro ttscolto son 1·ichùnut1ti ct!lrt memoritt: ”T.? lei m’amava per le rnie sventure, ed io J1 amavo per la sua pìe1:à” 1 dice Otello nel verditmo libretto rli frmzcesco lvfmùt Piave, che tmduce t1d u.w di ct1nto i vasi della t,yrgedia scespiriana. Lacrime, romrm.zc, colpì di teatro, crumo un inopinato jlrrrlh! tJYt lèroe·r:ù:!fitoco e della rivoltr1 ed il lrtcrimoso Olimpo del rmlodmrnrntt,
Renzo Tian
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