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Prometeo (Teatro greco, Siracusa, 1994)

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Traduzione a cura di: Benedetto Marzullo


Il traduttore di un ‘opera teatrale, più di qualsiasi altro, è una sorta di secondo autore, Come fornitore di parole sceniche, il suo modo inevitabilmente ( e la sua discrezione) trascorre da quello di mediatore a quello di interprete. E questo è ùtntopùì vero, qurJndo il testo da portare in scena appartiene al teatro dellrmtichità classim: il lavoro di chi trad11ceper gli attori diviene allora 1111 colpo di sonda, gettt1to in zm mondo (quello dello spettacolo 1tntico) misteriow rtl punto di apparirci impenetrabile,
La versione che Benedetto /ll{arzullo ci dà del Prometeo (attenzione,per il momento non menzio” niamo l’Autore) colltiene i germi di un,1 piena inter” pretazione: anche per 11111tltro, rileMnle motivo, Alle spalle di qumo lavoro compiuto per gli spettacoli siracusani dell’IND!l, ce un imponente m1dìo crftf,, co, I sofismi di Prometeo (!993), dove il filologo ha fmmrato ricoprendo anmm zm altro molo, quello del teatro!ogo, e dove troviamo alme110 tn: proposizùmi clamorose, La prima, che il Prometeo non è attribu­ibile 11dEschi!o ma ad altro autore, che dobbimno per il momento lirnitarà fl chi11mare il “Maestro del Prometeo”. La seco11tlfl, che l’open/ in questione non è unfl tragedifl, e manifestamente diverge dalla rigo, rosa e Jcama architettum finguistìcrt, d11mm1amrgi­etl, concettutile, rel?giosa, che caratterizza il mondo trttgico di Eschilo, La terw, che anrtlizzando con gli strumenti teatrologici questo Prometeo, emergono sor­prendenti concordrmze con una farmrt di spettacolo assai più vicina al nostro tempo: il melodmmma popolare ottocentesco.
In altre pttrole, dice A1arzullo, il Prometeo anti­cipa, oltrepassata !rt metà del V secolo a.C., quella formula conversevole e crmtabile, che trovò afferma­zione e successo nel “mélo ”francese dei primi anni del XIX secolo. Tematicamente, riproduce la stessa lotta tra Bene e Male, tra Tiranno e Ribelle; piega a gorgheggi le peripezie dell’Eroe; porta alla ribaltrL la fig;ura della Fanciulla Perseguitata; assicum, oltre i catastrofici eventi, finale riscatto alle vittime. La
versione di Marzullo introduce co11 discrezione alcuni di questi elementi d’interpretazione, lascirmdone rtl regista il possibile svolgimento.
Non si stupiscano, perciò, lettori e spettatori, se i due sgherri che aiutano il riluttante tfesto, nella
crudele bisogna di incatenare e trafiggere l’Eroe, rispondono ai nomi di Schutz e Stafjèl, né cli sentir dire che il “Conducator” Zeus governa a forw di
“ukase “. Non sono, queste, le ji-ettolose e forzose attualizzazioni, che più di una volta abbiamo vùto brandire dct registi e traduttori, bensl un motivato e meditato tentativo di restituire allo spettatore d’oggi un effetto equiparabile a quello che possiamo conget­turare sia stato l’impatto sul pubblico del V secolo di questo spettacolo: certamente ricco di allusioni al momento storico, pronto a sfruttttre elementari mo­zioni degli t1}jètti, nonché a rimpiazzare la compo­nente religiosa con quella laica, aspramente libe1ta­ria. Quella stessa che doveva riaffiorare nel cono dei secoli, e in panicol11re nell ‘800, da Beethoven ti Shelley, per mrivm-e fìno riti Albert Cainus, che individurtva ciel mito prometeico l’tcrchetipo della “rivoittt metaj1�’it:tt •: Gùtdicherli: il lettore di queste/ mwv11, incisiVtl venùme, e lo spett,uore de!lrt rncssinscenrt rliAntrmio Calenda, quanto quq1Jì 11ccostrm1enti e quei muta-­menti diprospettivr1 suonino pertinenti al mo orec­chio. Ci permettiamo di suggerire, in guisa di msag­gio, una rrtpid11.fi1lsariga. Quando il Titano invitti la s11enturrit11 Io rt narrare 1t! Coro le sue peripezie, per invogliarla cosi mr,omenta: “Alle proprie lacrime dare fondo e al dolore,/ lacrime spremendo dagli spettatori, paga bene”. U11 altro meconio, tm ttltro ttscolto son 1·ichùnut1ti ct!lrt memoritt: ”T.? lei m’amava per le rnie sventure, ed io J1 amavo per la sua pìe1:à” 1 dice Otello nel verditmo libretto rli frmzcesco lvfmùt Piave, che tmduce t1d u.w di ct1nto i vasi della t,yrgedia scespiriana. Lacrime, romrm.zc, colpì di teatro, crumo un inopinato jlrrrlh! tJYt lèroe·r:ù:!fitoco e della rivoltr1 ed il lrtcrimoso Olimpo del rmlodmrn­rntt, 

Renzo Tian


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