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Un atroce velo (Euripide, “Andromaca” 110)

DEM201286118

Sabina Castellaneta


Abstract 

Nei vv. 109-12 dell’Andromaca l’eroina rievoca il momento in cui, tratta prigioniera, ha percorso in lacrime il tragitto che separava il proprio talamo a Troia dalle navi achee ormeggiate in riva al mare, «col capo avvolto dall’atroce schiavitù». L’immagine si rivela particolarmente densa di significato: Euripide riatta il motivo omerico del nobile incedere a capo velato a un personaggio che, a dispetto delle circostanze, conserva nel dramma la propria integrità morale; per altro verso, riprende il filo del racconto iliadico nel punto in cui Andromaca ha perduto simbolicamente, assieme al velo, la propria identità; infine ripropone il motivo, più propriamente tragico, del velarsi in segno di afflizione e isolamento. Questo peculiare ‘velo’, immateriale e greve al contempo, dice della dignità di Andromaca e della sua perdita, del dolore e del desiderio di morte. 


In Eur. Andr. 109-12 Andromache remembers when, captured, she went from her thalamus in Troy to the Achaean ships moored by the sea, weeping, «her head wrapped into the cruel slavery» . This image seems to be especially meaningful: Euripides fits the Homeric motif of the noble walking with veiled head on a character who, in spite of the current situation, keeps in this tragedy her moral integrity; on the other hand, he resumes the Iliadic tale where Andromache had symbolically lost, together with veil, her identity; finally he reproposes the motif of tragic veiling as a gesture of pain and segregation. This unique ‘veil’, both immaterial and heavy, narrates Andromache’s dignity and its loss, the anguish and the quest for death.



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