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La mimèsi in Filodemo di Gadara

DEM201516842268

Nicola Pace


Abstract

Recent studies have pointed out that it is non possible to find in Philodemus of Gadara such a complex notion of mimesis () as that Aristotle had worked out (Poet. 9, 1451a 36-b11), because Philodemus uses mimesis mainly to express the simple imitation of a particular reality, or of a previous author; sometimes he gives   the generic meaning of «composing poetically». We will analyze a very important and difficult passage of the Book V of Poetics (cols. XXV 30-XXVI 20), in which Philodemus gives aims for excellence in poetic diction and content, and asks the diction «to imitate the diction which teaches beneficial things in addition». Soon after he speaks of imitation in relation to the poiema (  , «the poem»), no longer to the diction, saying that «poem is that which imitates as much as possible» (or «insofar as it can»). We will show that Philodemus does not want to propose a complex notion of mimesis, and, generally speaking, is not so accurate in define mimesis, since what he asks the good poet is not a peculiar representation of reality, but the choice of a rational subject and the good and rational disposition of the facts in accordance with the disposition of words.

Studi recenti hanno mostrato come non sia possibile trovare in Filodemo di Gadara una complessa nozione di mimèsi quale quella che era stata elaborata da Aristotele (Poet. 9, 1451a 36-b11), poiché Filodemo usa mimesis () soprattutto per indicare la semplice imitazione di una particolare realtà, o di un autore precedente, talvolta invece dà a mimeisthai ( ) il significato generico di «comporre in modo poetico». Intendiamo analizzare un passo molto importante e difficile del V libro della Poetica (coll. XXV 30-XXVI 20), in cui Filodemo propone gli scopi per l’eccellenza nel linguaggio e nel contenuto della poesia, e chiede al linguaggio «di imitare il linguaggio che insegna anche cose utili». Subito dopo, parla di imitazione in relazione al poiema (  , «il componimento poetico»), non più al linguaggio, dicendo che «il componimento poetico è ciò che imita, per quanto è possibile». Vogliamo mostrare come Filodemo non voglia proporre una nozione complessa di mimèsi e, in generale, non sia accurato nella definizione di mimèsi, in quanto ciò che chiede al buon poeta non è una particolare rappresentazione della realtà, ma la scelta di un soggetto razionale e la buona e razionale disposizione dei fatti in accordo con la disposizione delle parole.


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